Piccola introduzione ai vagabondaggi verticali tra gli altipiani finalesi.
Mauro Borra
Ancora qui a chiedere di Finale…
Breve storia di un sasso
Ma bella più di tutte l’isola Non-Trovata.
Guido Gozzano
Nient’altro che calcare organogeno a frazione parzialmente detritica.
Un pugno di sassi, scheletrini e sabbia…
Poi se qualcuno ti dice che i tesori basta cercarli sotto alle pietre, non ci credi.
Eppure, amico mio, l’imponderabile epopea verticale del finalese nacque così, da un sasso.
O peggio: da un buco in un sasso. Un buco tagliente e piccolo, un vuoto affilato che ha ben saputo circondarsi di desiderio.
Ecco farsi carne uno tra i fondamentali postulati dell’agire umano: per rendere qualcosa desiderabile, basta far sì che quella cosa risulti difficile da ottenere. Lo scrive il Mark Twain.
Mauro Borra
E fu così che giunse l’uomo, già su due piedi, ma ancora con una certa brama di posar le zampe. Questi vide, toccò con mano, prese paura e fuggì. Guardingo fece poi ritorno.
Fu allora che diede nome al suo desiderio: Pietra del Finale lo volle battezzare. Non l’avesse mai fatto, povera bestia, da quel giorno non fu più capace di sottrarsi all’incanto.
Intorno a quei sassi abitati dal magico cresceva una fitta macchia, inestricabile e altera. Una foresta armata rendeva inaccessibile l’assalto a quel mondo. Di fronte ad una tale inutile fatica il desiderio non poteva che raddoppiare, triplicare, esondare. Mentre il vicino mar Ligure, con le sue candide arene, pareva quasi discacciare gli ingenui bipedi verso l’entroterra.
[L’uomo chi lo capisce è bravo…]
In quel vuoto affilato - puoi ben capire amico mio - si nascondeva un mistero.
Vi fu chi all’inizio, mirando e rimirando, vi scorse monti pallidi e austeri, terreno buono all’avventura, feroci lotte contro a Lestrigoni e Ciclopi, naufragi, conquiste. Vennero dunque orde di giovani figli di Dioniso che vi cercarono invece pace e satori e vollero liberare le loro gesta dagli antichi dogmi per coltivare alleanze e utopia. Giunse infine il tempo di nuovi guerrieri; questi lessero in quel sasso deserto orizzonti ammalianti, ed ostinatamente si spinsero, come l’Ulisse infernale, alla ricerca di un valico, di un limite…
Mauro Borra
Intere generazioni di audaci fecero schiera di fronte al vuoto ricolmo di brama.
Molti partirono senza più far ritorno. Altri, sconfitti e illusi, finirono preda della follia e urlarono al cielo che Finale era bestemmia, inganno, eresia. Gli ultimi li vedrai vagolare ancora erranti per gli altipiani nella friabile speranza di dar soluzione al loro cercare.
Solo alcuni vecchi sanno, ma non parlano.
Quindi, amico caro, smetti di chiedere cosa sia Finale.
Abbi fede, arma il tuo cuore di coraggio e datti alla macchia.
E se qualche stolto ancora domanda perché cercarla, tu risponderai: Perché è lì.
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